Si parla tanto di amore al giorno d’oggi, ma cos’è?
Se si volesse trovare una definizione dettagliata basterebbe aprire il vocabolario, cercare la parola e leggerne il significato. A-mo-re: sostantivo maschile; dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità.
Si è parlato di amore in molti ambiti: nella psicologia, nella religione, nella filosofia, nell’arte, sia nel passato che nel presente. Così come esistono svariati tipi di amore: quello di sé, incondizionato, universale, fraterno, d’amicizia, romantico, platonico, per la natura, per Dio, per le cose astratte o inanimate. Vi è chi lo esprime con le azioni, con le poesie, con la musica o con l’arte. Ma la domanda che accomuna questa distinzione di amore è: porta davvero alla felicità?
Così Hermann Hesse delinea la felicità: “La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui esso senta se stessa e percepisca la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’ amore è il desiderio fattosi saggio. L’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.” (H. Hesse, Sull’Amore”).
Ognuno potrebbe prendere la stessa posizione di Hesse per andare alla ricerca della felicità: l’amore esiste e l’amore è felicità.
Alberoni scrive nel suo libro “Innamoramento e amore” che l’innamoramento libera il desiderio di ognuno e mette al centro di ogni cosa coloro che lo vivono. Quindi sembra essere qualcosa di straordinario; è possibile sentirsi parte di qualcosa e mai abbandonati. Per lui la felicità, quella vera, arriva solo nel momento in cui il sentimento è reciproco.
L’arte è il miglior strumento per esprimere e descrivere non solamente ciò che tale sentimento rappresenta, quanto le miriadi di sfaccettature e gli innumerevoli effetti che l’amore provoca nell’essere umano. Attraverso l’arte, l’uomo può raggiungere quella dimensione a lui sconosciuta, estranea, all’interno della quale si sente umano, vivo, privo di sicurezze e fortificazioni, arrivando ad abbattere muri che egli stesso si costruisce intorno.
Canova, scultore neoclassico, riporta in una delle sue più celebri opere, Amore e Psiche, il piacere dell’amore. In chiave allegorica, infatti, i due protagonisti del gruppo scultoreo trasmettono le due parti che conducono al piacere: l’eros di Amore e l’anima pulita di Psiche. Dunque partendo da qui è possibile focalizzare e iniziare a comprendere il significato profondo dell’amore. Tale significato va oltre qualcosa di scientifico e matematico, è qualcosa che si basa sull’esperienza, sulla parziale perdita dei sensi. Questo è l’innamoramento, una temporanea perdita dei sensi, in grado di condurre o meno al vero amore.
Per Franceschini l’amore è sinonimo di follia, poiché una parte del cervello umano assume troppe sostanze chimiche scaturite dall’ innamoramento che portano l’individuo ad impazzire, e ognuno farebbe di tutto per tenersi l’anima gemella, se così può essere definita, al proprio fianco. Quindi se pur matti, si può trovare un briciolo di felicità in una persona perché l’amore è una potenza che va al di là delle forze umane, dei legami preesistenti, come accade tra i due amanti collocati nell’Inferno dantesco: Paolo e Francesca.
Dunque tutti lo provano, chi più, chi meno, ognuno in modo diverso. L’amore è un sentimento che abbraccia tutti, che spinge le persone a qualcosa di unico, a volte mai pensato.
Un anonimo scrisse: “Ti amo. Tre secondi per dirlo. Tre ore per spiegarlo. E una vita intera per provarlo.”
Ludovica Di Bari 4 AL Liceo Economico Sociale 'Ettore Carafa' Andria