I versi di questa poesia sono stati l’input per la stesura del romanzo “Ero cattivo” di Antonio Ferrara e il tramite che ha permesso alla scrittrice laureata in scienze pedagogiche, Mara Mundi, di scoprire e farci scoprire un personaggio fino ad allora a lei sconosciuto e ad addentrarsi nel suo pensiero. Nella nostra scuola “ Istituto Magistrale Maria Immacolata”, la scrittrice Mundi ha tenuto un incontro su Danilo Dolci protagonista del suo libro “Mi chiamo Danilo e faccio domande”. Rifacendoci all’incontro organizzato dal nostro istituto con la dottoressa Mundi, parliamo di Danilo Dolci. Vive in una Sicilia in cui la mafia padroneggia incontrastata seminando violenza e raccogliendo terrore, con le sue catene blocca una libertà che per i siciliani è ormai un miraggio.
Dolci è l’educatore della domanda. Quindi EDUCAZIONE è la parola chiave da cui partire per collegarci alla sua personalità. EDUCAZIONE: dal latino educare, composto di e “fuori” e duco “condurre”→guidare fuori. Danilo riprende il concetto della maieutica socratica secondo cui non si deve imporre nulla dall’esterno, ma è importante far prendere coscienza, con libertà, della verità che ciascuno ha nell’anima. L’educazione viaggia tra i banchi di scuola. La proposta di Dolci è una scuola senza cattedre né interrogazioni, fondata su un rapporto continuo tra educando ed educatore i cui ruoli diventano in tal modo interscambiabili. Egli denuncia una scuola trasmissiva, nozionistica, basata sul riduzionismo monodirezionale, ovvero una trasmissione verticistica.
Danilo conduce il suo pensiero innovativo anche verso altre realtà come fabbriche, caserme, commerci, portando tutto quello che prima era regolato da un rapporto piramidale, su un piano orizzontale e paritario, cioè un reciproco adattamento creativo che si oppone al potere fortemente centralizzato ed è in grado di modificare lo status quo. La sua, quindi, è un’anarchia alternativa, una democrazia libera e senza assolutismo.;
Mara Mundi, nel libro che ha pubblicato, interpreta il pensiero di Dolci e lo espone a noi giovani studenti. Riassume tutta quella che è stata l’attività dell’uomo in un’unica e più che mai incisiva affermazione: “Il contrario della PACE non è il CONFLITTO, ma la VIOLENZA”. Ogni studente, su invito dell’autrice, ha riflettuto sulla propria idea di conflitto, per meglio entrare nell’ottica di Dolci. La maggior parte di noi è stata d’accordo nello “stabilire” che non sempre il conflitto è negativo, perché ne esistono di diversi tipi (molti dei quali costruttivi) e la soluzione migliore è il dialogo, la comunicazione onnidirezionale. Senza confronto e dialogo il CONFLITTO e le sue motivazioni si accumulano fino ad esplodere.
“Bisogna cercare giorno dopo giorno di risultare migliori ai nostri stessi occhi.”
Giusy Iarossi e Valentina Urbano, III B Liceo Scientifico “M. Immacolata” di San Giovanni Rotondo