Una delle opere più belle e affascinanti di Rousseau è sicuramente l’Emilio nella quale, come ben sappiamo, il protagonista acclamato è Emilio stesso. Questa opera si pone come esempio educativo per il rinnovamento sociale auspicato da Rousseau in linea con i principi dell’Illuminismo.
Ciò che verrà analizzato più da vicino è il rapporto che Rousseau nell’Emilio, e nella sua vita, ha avuto con il sesso femminile. È comprensibile l'importanza che Rousseau attribuisce alla maternità se si considera che egli non ha avuto esperienza delle cure amorevoli di una madre, avendola persa al momento della nascita. Infatti, ritiene che la prima educazione DEVE essere affidata alla madre ovvero ad una donna; questa istanza è, presumibilmente, mossa nell’intento di voler promuovere al massimo livello il valore educativo della figura femminile e, insieme, una personale nostalgia.
L’idea che Rousseau ha della donna è assolutamente adeguata a quella diffusa nella sua epoca: il ruolo e le caratteristiche che le attribuisce sono ben precise e non confrontabili con quelle dell’uomo, e, in tutto l’Emilio, ne sottintende una chiara superiorità.
Nel primo capitolo del suo “romanzo pedagogico”, Rousseau si sofferma sull’importanza che la donna avrà nei primi anni di vita del bambino. Qui troviamo un piccolo fanciullo, “l’arboscello nascente” che si preparerà fino all’età di 5 anni a far propri i concetti e le cure che la madre, per prima, gli darà. La madre, in questa delicata fase, ha un ruolo unico, fondamentale per la crescita del fanciullo e vorrà, a tutti i costi, che suo figlio possa crescere felice e con il sorriso.
Andando avanti nell’opera il ruolo unico e insostituibile della madre va sempre più scomparendo, ma non la presenza femminile: all’età di 20 anni (circa) Emilio - che intanto ha continuato il suo sviluppo cognitivo e ha iniziato a conoscere il mondo a lui circostante - incontra Sofia.
Ma, chi è effettivamente Sofia? È un’altra figura femminile, perno della crescita di Emilio nella sfera sentimentale e quindi amorosa.
Ma, prima di descrivere Sofia, Rousseau offre un quadro abbastanza completo di ciò che egli ritiene sia bene per una donna e il suo “corredo” di doti umane.
Emerge chiaramente il rapporto che deve esistere tra i due sessi: lui è il forte, il padrone, il destinatario dei piaceri; lei è la debole, l'accogliente, colei che offre il piacere, e che in tutto dipende dal suo compagno; tuttavia Rousseau ritiene che tra l'uomo e la donna vi sia una grande complementarietà e, in qualche modo, riconosce al sessodebole qualità che le conferiscono un'altissima dignità.
Sofia è la donna “perfetta” possiede tutte le doti e le qualità che la donna deve possedere: è di buona famiglia, sensibilissima e soprattutto non mente. Sofia è allegra per natura, è religiosa, ama la virtù, è premurosa, gentile, piena di grazia in tutto quello che fa.
Attualizzando l’Emilio scorgiamo, ancora e purtroppo, un retaggio circa il ruolo femminile nella nostra società. Se nella sua epoca l’opera non riscontrò un successo acclamato, anzi, ebbe “un’accoglienza fredda”, non è per il ruolo subalterno attribuito alla donna. E mi sembra “strano” per un illuminista! Anche se, suona ancora più stonato, che nella nostra società evoluta, nei recessi più nascosti dell’immaginario collettivo, la donna sia soprattutto e ancora “l’angelo del focolare.”
Francesco Dicugno IV A Liceo Francesco de Sanctis - Trani