Gli alunni delle classi terze e quarte del Liceo delle scienze umane “Vittorino Da Feltre”, accompagnati dai professori Ferdinando Dubla e Clara Cuccarese, docenti di scienze umane e scienze sociali dell’Istituto, si sono recati al “Palazzo Pantaleo” di Taranto, a nord ovest della Città Vecchia, ove è conservato e custodito il Museo Etno – Antropologico “Alfredo Majorano”. Tale suggestiva sede è stata scelta perché in collegamento con lo studio curriculare della ritualità magico – religiosa. Delle sette sale del Museo, infatti, la settima è la “sala della ritualità magico-religiosa”, dove noi ragazzi abbiamo colto ed appreso quei riti magici e religiosi che si fondono con le usanze e la storia del territorio circostante. Ecco l’importanza di tale visita guidata, che per noi ragazzi è stata come una “cornice di comprensione” dello studio teorico dei riti del nostro territorio.
Incuriositi abbiamo perlustrato l’intero “Palazzo Pantaleo” che risale al 1770 e tra le varie stanze abbiamo colto il passato della nobiltà tarantina del Settecento. Al primo piano abbiamo trovato l’altare privato della nobile famiglia Pantaleo e la Galleria, il cui soffitto è interamente decorato da una tela ad olio di Domenico Carella. Vi è poi un’altra stanza, adornata da tavoli su cui venivano poste le libagioni e con il soffitto decorato da una tela dipinta a tempera, in cui sono presenti dei klinai, cioè dei letti su cui nell’antichità i commensali consumavano i pasti. L’intero secondo piano, invece, è dedicato al Museo Etno-Antropologico “Alfredo Majorano”, che è diviso in sette sale: 1) la sala delle riproduzioni documentarie di ambienti e paesaggi; 2) la sala delle ceramiche; 3) la sala dei giochi e dei giocattoli festivi; 4) la sala dei presepi e degli ex-voto; 5) lo studio di Alfredo Majorano; 6) la sala degli attrezzi agricoli e della pesca; 7) la sala della ritualità magico- religiosa.
Di Alfredo Majorano ora sappiamo, per averlo studiato in aula ed averlo visto tramite il Museo a lui dedicato, che era un antropologo, un etnografo, un etnologo e uno studioso delle culture e delle tradizioni popolari. Visse l’infanzia e l’adolescenza nella Città Vecchia e portò per tutta la sua vita il ricordo indelebile del Borgo Antico. Donò al Comune di Taranto il frutto di anni di costanza e passione dedicati al recupero di oggetti, della memoria, della lingua e delle nostre tradizioni tarantine.
Scritto da Catia Carducci
Foto di Catia Carducci e Benedetta Rochira