IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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I dispositivi intelligenti che indossiamo per necessità o per piacere, raccolgono una grande quantità di dati sul nostro conto. Due fatti recenti di cronaca mostrano come questi dati possano essere utili anche per indagini della polizia.

Il primo fatto di cronaca parla di un uomo dell’Ohio scampato ad un incendio. Secondo la sua ricostruzione dei fatti, era riuscito a fuggire da una finestra della sua casa in fiamme. Purtroppo, però, i dati del suo pacemaker hanno smentito la sua versione dei fatti. La polizia locale lo ha arrestato per incendio doloso e tentata frode assicurativa.

ttps://c1.staticflickr.com/8/7357/10289807426_bfb2c54d2f_b.jpgIl secondo episodio è relativo ad una donna della Pennsylvania che aveva sporto denuncia per stupro. Il suo smartwatch ha smentito le sue dichiarazioni e le autorità hanno respinto le sue accuse.

I dispositivi intelligenti, o come si usa dire smart, sono sempre più diffusi e raccolgono dati sulla nostra vita quotidiana.
Lo sviluppo dell’internet of things, in cui i dispositivi smart (orologi, frigoriferi, sistemi di allarme, …) comunicano con noi e tra di loro, ha provocato la nascita di enormi raccolte di dati ed informazioni personali che circolano tra aziende ed istituzioni.
Resta il dubbio se siano più i vantaggi o gli svantaggi per la nostra privacy.
Sergio De Nisi Liceo Bianchi Dottula - Bari

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