“Senza la mafia non esiste il crimine. La libertà vince sulle mafie.”
Con queste parole profumate di speranza, Leonardo Palmisano dedica la mia copia del libro “Mafia caporale”, dopo l’incontro con l’autore tenutosi il 4 novembre 2017 al Liceo G. Bianchi Dottula di Bari che ha visto la partecipazione delle classi quinte del LES e delle professoresse Berardinetti e Pignataro in qualità di presentatrici e moderatrici.
“Mafia caporale” è uno spietato romanzo d’inchiesta che narra dello sfruttamento di individui e del caporalato attraverso il racconto in prima persona di bambini, braccianti, muratori, prostitute, immigrati e non solo, che vivono in prima persona la condizione di degrado e malessere sociale dovuto ad un circuito economico malato e mafioso, che infetta l’Italia intera: dalla Puglia ossia la culla del caporalato, fino al Trentino dove nella “città bugiarda” di Trento il malaffare si è annidato nel sistema delle ristrutturazioni edilizie e così via.
La copertina del libro “Mafia caporale” risulta ricca di simbolismi: il colore rosso del titolo e bianco dello sfondo rammentano i colori della città di Bari, mentre il polpo ed i suoi tentacoli oltre ad essere tipici della tradizione culinaria barese, sono disposti a mo’ di fiamma rappresentando la modalità con cui le mafie agiscono all’interno dei processi economici e sociali ossia in maniera tentacolare e soffocante.
L’incontro con l’autore è risultato un momento di alta caratura formativa che ha permesso la discussione delle dinamiche mafiose a livello socio-economico che assoggettano non solo le realtà circoscritte nel mezzogiorno ma anche quelle pertinenti alle regioni centro-settentrionali del bel paese.
La nascita della nuova dimensione globalizzata delle mafie ha portato ad un’evoluzione dei vertici delle gerarchie delle associazioni criminali organizzate, le quali in questi ultimi tempi sono penetrate in forma esponenziale nell’ossatura economica nazionale anche per mezzo del contatto diretto con le mafie estere. Di fatti, parafrasando Palmisano, l’esosa quantità di denaro sporco ottenuta dalle mafie ha portato ad un mutamento della figura del “boss” il quale deve essere non solo dotato di grande furbizia, capacità imprescindibile di un capo mafioso, ma deve anche essere competente in materie economiche e giuridiche. Per questo assistiamo al fenomeno che vede i figli e nipoti di famiglie mafiose frequentare università prestigiose in territorio nazionale ed estero.
Di certo l’attuale fase di smarrimento economico non contribuisce all’estinzione di Mafia caporale. In un’epoca di fortissima circolazione di contenuti, ma anche di molta disinformazione, è necessario adoperare un’identità lavorativa diversa dal passato che sia conforme ai nuovi attributi del mercato del lavoro globalizzato ma che non si riduca ad una forma di schiavitù.
Per sconfiggere le mafie è necessario l’intervento individuale di ogni cittadino: il senso di responsabilità è fondamentale.
Bisogna avvicinarsi sempre di più alla legalità per evitare di tollerare le cause delle attività mafiose di cui anche adesso siamo “schiavi”: dal semplice tormento del parcheggiatore abusivo, all’accettazione di una baraccopoli che conta più di 15.000 abitanti del Gran Ghetto di Foggia.
Giulio Raffaele Capece Minutolo, V B LES, Liceo Bianchi Dottula - Bari
Pizza, mafia (caporale) e mandolino.
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- Inserito da Laura Triggiani
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