Al contrario del filosofo greco, Kant nel suo scritto “Per la pace perpetua” afferma che lo stato di natura tra gli uomini è uno stato di guerra, egli pertanto, propone una struttura mondiale atta a favorire la pace tra i popoli, organizzata sulla base del diritto pubblico interno e di quello internazionale, in chiave cosmopolita. Per Kant, la guerra è giustificabile solo fino a quando l’uomo e la comunità permangono nello stato di natura e non sono retti da leggi. Diversamente Hegel, nell’ottica idealista, ritiene lo Stato al di sopra di tutto e sottoposto solo alla Storia, che ha la guerra come suo momento strutturale e necessario.
I modi di far guerra sono cambiati con l’avvento della Prima Guerra mondiale, che sembrò ai più come un’avventura intrapresa per scopi nobili, anche se poi si dovette fare i conti con le sue atrocità: fu allora che si diffuse un generale senso di disillusione. In questo particolare periodo storico tra i soldati nacque un gruppo di poeti chiamati “War Poets” che richiamarono l’attenzione dei lettori sugli orrori della guerra stessa. Due delle opere più significative riconducibili ai componimenti di questo gruppo furono “Il soldato” di Rupert Brooke, in cui il poeta vede nella guerra il mezzo per diventare un eroe e nella morte una ricompensa; questo sonetto esaltava l’aspetto sentimentale della guerra più che soffermarsi sui suoi orrori.
Diversamente il componimento di Wilfred Owen in “Dulce et decorum est” è una testimonianza delle sofferenze vissute in trincea da soldati mal equipaggiati e disincantati. Sempre durante il primo conflitto mondiale, nacquero numerosi movimenti artistici tra cui il futurismo il cui fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, vide nella guerra un antidoto contro la disgregazione sociale e gli eccessi materialistici. I futuristi avevano fede nel progresso e nel dinamismo della vita e furono innovativi in quanto esplorarono ogni tipo di linguaggio espressivo dalla scultura alla pittura, dalla musica alla danza, influenzando persino la gastronomia. Tutto ciò con l’obiettivo di un totale rinnovamento della società stessa.
Ma alla fine, come va intesa la guerra? Come la mera combinazione di morte e distruzione creata dall’ingordigia economica e puramente egoistica dell’essere umano o come possibilità di progresso, spinta verso la ripresa e motivo per rivoluzionare l’assetto sociale? Propenderei per la prima opinione.
Marinella Milia, IV Au, Liceo Bianchi Dottula - Bari