La tecnica dei loci, o il cosiddetto “Palazzo della memoria”, è un metodo mnemonico antico introdotto in antichi trattati greci e latini, utilizzato in passato da retori per sostenere ampi discorsi in pubblico.
Il grande avvocato e filosofo Cicerone afferma nel “De Oratore” che «nella memoria si fissano meglio le immagini che provengono dai sensi ed in particolar modo quelle che si presentano alla vista». Egli associava concretamente gli argomenti di cui parlare alle statue, alle fontane, agli alberi del suo giardino. Tale sistema si basa sull’associazione di un elemento di un luogo alle parole chiave di un discorso e, non a caso, si chiama tecnica dei loci. Inizialmente, prevedeva solo la mappa della propria casa, mentre, recentemente, si è aggiunta la possibilità di creare una città, permettendo l’aggiunta di più informazioni; fra l’altro, da qui risale l’origine del modo di dire “in primo luogo”.
Le origini del “Palazzo della memoria” risalerebbero alla storia di Simonide e al banchetto distrutto e si narra che lo stesso riuscì a ricordare la posizione dei commensali seduti e a riconoscere i corpi dei morti. Le parti del nostro cervello coinvolte comprendono il lobo parietale, la corteccia retrospleniale e l’ippocampo posteriore destro. Questa tecnica associativa permette di superare il problema del “blocco mentale”, durante il ricordo di grandi quantità di informazioni; infatti, nel caso in cui si dovesse dimenticare è sempre possibile proseguire avanti. Dal 1991, esistono vere competizioni e furono introdotte negli USA nel 1997; fra i campioni della World Memory Championship si possono citare Dominic O'Brien, vincitore per ben otto volte, e Clemens Mayer.
Per concludere, la tecnica dei loci è uno dei metodi mnemonici più potenti in assoluto, perché fonda le sue radici in ricordi reali del mondo oggettivo.
Alessia Lopez, Daniela Deceglie 4°Au Liceo Bianchi Dottula - Bari
La tecnica dei loci
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- Inserito da Natalia Diomede
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