L’espressione “dj culture” emerge negli anni Novanta, per indicare una serie di repertori musicali come l’hip hop , techno, house, drum’n bass. Per questi generi la figura del “dj” rappresenta un mezzo di diffusione e produzione.
Accomuna questi generi il fatto che la dj culture si basa sull’abilità dell’autore di combinare in maniera personale i brani, decontestualizzandoli e ricontestualizzandoli. La natura di questo lavoro fa sì che questa sia un’attività intrinsecamente post-moderna, perchè basata sulla citazione, sul cut-up, sul riutilizzo di materiali e sul rifacimento di un’attività sonora partendo da frammenti. Lo strumento principale dell’ arte della dj culture , il giradischi, è stato al centro di diverse rivoluzioni. Esso infatti, per la facilità di manipolazione è particolarmente amato da compositori e artisti.
La dj culture segna un passo nell’abbattimento delle barriere tra macchine musicali, uomo, scrittura, voce, suono e rumore.
Nel 1923 Làszlò Moholy-Nagy, un artista poliedrico,scrive New From In Music: Potentialities of the Phonograph,un’opera nella quale indica il giradischicome strumento per esplorare nuove sonorità. Sempre negli anni Trenta, i tedeschi Ernst Toch e Paul Hindemith diedero vita alla Grammophonmusik,una tipologia musicale da eseguire integralmente con il giradischi.Fu così possibile eseguire effetti sonori mai ascoltati in precedenza, grazie a due principi, modificare la voce umana alterando la velocità di riproduzione e sovraincidere suoni provenienti da fonti diverse.
Oggi tutto ciò può sembrare molto banale, ma all’epoca tale procedimento comportò una rivoluzione. La svolta assoluta avvenne nei tardi anni Quaranta con la nascita della “musica concreta”,basata sulla manipolazione di suoni registrati.Pierre Schaeffer fu il primo a sistematizzare le tecniche da utilizzare per comporre partendo proprio da dischi. Si precisa che l’utilizzo dei giradischi e mixer interessa solamente la categoria dei “turntablist”, la differenza tra i dj e questi ultimi sta nel fatto che mentre i primi si occupano di tenere un continuum musicale nel corso di un set, i secondi, invece, realizzano nuovi “lavori” partendo da frammenti musicali e privilegiando la composizione e i virtuosismi tecnici. Caleb Kellyin Craked Media: the Sound of Malfunction spiega come la ricerca dei suoni estremi abbia contribuito all’idea moderna di sound e alla ricerca di un’identità propria.Dunque i dj sono diventati in qualche maniera, con i loro esperimenti, prima con i giradischi poi con i synth, pionieri dell’elettroacustica.Oggi sono numerosi i casi di contaminazione di generi e le collaborazioni tra dj e strumenti tradizionali.
La dj culture si compone di cut e mix, con lo scopo di estrapolare un suono dal contesto per poi reinserirlo in una nuova catena di significato.Negli ultimi anni le attrezzature dei dj, grazie anche all’esplosione digitale, sono cambiate, e, di conseguenza, è mutata anche anche la tecnica e l’idea stessa di djing. Attualmente il 99% dei dj si sono convertiti al digitale, per essenzializzare i tempi di produzione. Nonostante però alla base rimanga il “parlare” con suoni di altri, le pratiche musicali sono diversificate in relazione ai contesti e dai tipi di pubblico.
Se la dj culture, quella tradizionale,è morta, i dj sopravvivono con grande successo.
Alessandra Carrassi, Silvana Panza 4AU Liceo Bianchi Dottula - Bari
Dj culture, nulla di superficiale.
- Dettagli
- Inserito da Natalia Diomede
- Visite: 446