Il nome scientifico nasce dal greco antico e significa letteralmente piede di gatto - nero bianco. La scoperta di questo animale da parte del mondo occidentale risale al 1869, quando il gesuita naturalista francese, Padre Armando David, lo descrisse per la prima volta. Nonostante si tratti di un carnivoro, la sua dieta è prevalentemente quella di un erbivoro, infatti si ciba quasi esclusivamente di bambù. I panda giganti vivono solitari per tutto l'anno, tranne per il periodo degli amori e, a differenza di molti altri orsi, non vanno in letargo, ma rimangono sempre produttivi.
La percentuale di nascita del panda gigante è molto basso, sia allo stato naturale sia in cattività: la femmina alleva soltanto un piccolo e, se partorisce due gemelli, non riesce ad occuparsi di entrambi ma si occupa di uno solo. Lo svezzamento si completa in 9 mesi, ma i piccoli restano con la madre fino ai 18 mesi, e in questo periodo imparano a procurarsi il cibo e a sfuggire ai predatori. Il panda gigante è stato classificato come una specie a rischio: questo perché l'habitat di questi animali si sta comunque restringendo a causa della distruzione delle foreste e diventa sempre più difficile trovare germogli di bambù per nutrirsi. I germogli di bambù sono piante che muoiono dopo la fioritura; nelle zone contaminate, invece, a causa dell'intervento umano rimangono spesso pochi tipi di bambù. Nel 1975, essendosi sfortunatamente verificata una fioritura contemporanea di tutte le specie di bambù rimaste, i panda restarono a digiuno e furono decimati. Secondo l’ultima statistica del WWF sono esattamente 1864 gli esemplari di panda rimasti.
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