Lo studio è parte fondamentale della vita della persona per affrontare il mondo in continua evoluzione.
Si può apprendere in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento, ma è anche vero che l'ambiente fa la sua parte.
Da sempre in Italia le scuole sono organizzate con gruppi di ragazzi che sostano in un’aula per tutta la durata della giornata: sempre nello stesso posto, sempre nelle stesse quattro mura e con i soliti oggetti di tutti i giorni.
Iniziare la scuola senza avere un’aula prestabilita è proprio quello che è successo nel Liceo delle Scienze Umane “Vittorino da Feltre” di Taranto.
Si tratta, infatti, di un buon esempio di rinnovamento e aggiornamento metodologico, oltre che tecnologico.
«Deve cambiare la trasmissione del sapere», così il Dirigente scolastico, Alessandra Larizza, spiega gli obiettivi della sua nuova sfida didattica: creare delle “classi senza aule” proponendo agli studenti e alle loro famiglie metodi di apprendimento polifunzionali.
Questo Liceo si è sempre contraddistinto, infatti, per le sue classi digitali, dotate di pc, lavagna multimediale e connessione ad internet e soprattutto, per la formazione continua del personale docente, che aderisce a numerosi progetti innovativi.
Ma le sorprese per gli studenti non sono finite! Il Dirigente scolastico Alessandra Larizza spiega la novità di quest’anno: le “Classi senza aule”.
Ogni classe non ha più una aula propria: è il docente ad avere il suo “studio attrezzato” costruito, come l’abito di un sarto, sulle base di precise esigenze d’insegnamento.
Ogni disciplina ha la propria aula, arredata a tema e, soprattutto, ogni dipartimento sfoggia un diverso colore. Si parla di spazi dedicati ad ogni materia per stimolare lo studio, aule laboratori affidate a uno o più docenti, da personalizzare secondo le varie discipline.Ogni professore rende “ambiente educativo” lo spazio che utilizza.
L’obiettivo è sostituire la tradizionale aula, che costringe ad un insegnamento frontale, con nuovi metodi di apprendimento polifunzionali. Gli studenti potranno vivere così un’esperienza di immersione, più coinvolgente e appassionante, e con risultati didattici più efficaci.
Gli alunni del Liceo “Vittorino da Feltre” si spostano autonomamente al cambio dell’ora senza difficoltà nell’arco di pochissimi minuti e sono anche più motivati perché “apprendono facendo”. Imparano a responsabilizzarsi nella gestione dei tempi e dei materiali con il supporto degli armadietti, veri e propri angoli personali in cui portare un po' della propria “stanzetta” a scuola. Da qui, un maggior investimento emotivo in quella che diventa sempre di più la “mia scuola”.
Gli stessi corridoi diventano luoghi di incontro e socializzazione tra ragazzi di classi e di anni diversi in un clima di cooperazione e supporto reciproco.
Finalmente trovano nella scuola l’ambiente accogliente e ideale che serve loro per crescere e per impegnarsi con passione.
Intervista alla Dirigente Scolastica, Prof.ssa Alessandra Larizza
"Dove ha trovato l'idea per questo progetto?"
"Ho lavorato molti anni, prima di fare il professore e di diventare preside, come ricercatore universitario. Spessissimo sono stata all'estero a lavorare e, in particolar modo, sono stata nel Nord Europa e in America, dove questo progetto che per noi è una sperimentazione, lì è la regola delle attività didattiche. È un sistema organizzativo che ha dato una serie di vantaggi enormi, in termini di prestazionidegli studenti.
Ho studiato un po' la parte didattica che c'era dietro e, siccome, già in Italia del Nord c'era qualche sperimentazione, ho pensato che la potessimo introdurre nella nostra scuola".
" Quali benefici portano sugli alunni? "
"I benefici sono diversi.
Gli studiosi di neuroscienze hanno dimostrato, e affermato, che l'apprendimento che adesso avviene in voi è diverso, come meccanismo cognitivo, da quello tipico di un modello educativo di scuola tradizionale; in particolar modo, vengono attivati i ''neuroni -specchio'' che sono delle particolari strutture nervose stimolate durante l'apprendimento per imitazione.
Avere una lezione frontale tradizionale, stare sempre seduti in un posto per 5-6 ore, è stato dimostrato, non rende attive queste aree del cervello.
Con il modello ''classi senza aule'', innanzitutto, già entrare in un ambiente fisicamente diverso, fa “resettare”, fa “pensare” alla nuova disciplina (già pronti per una nuova disciplina).
Prima (modello tradizionale) l'unico cambiamento che si aveva era girarsi, prendere il quaderno di scienze umane e mettere a posto quello di inglese. Cambiava solamente la faccia della persona, cioè l’insegnante, che stava davanti. Il fatto stesso poi di muoversi (“lo studente in cerca dell'apprendimento”), il fatto di spostarvi da un'aula all'altra crea, innanzitutto, un benessere fisico dovuto al semplice movimento.
In una scuola tradizionale, invece, l’attenzione, dopo un po', proprio perché l'ambiente diventa monotono, diminuisce e quindi, lo studente, anche il “più studioso”, sente l’esigenza di uscire chiedendo di andare in bagno, proprio per “cambiare aria”.
Nella nostra scuola, grazie agli spostamenti che avvengono al cambio dell’ora o disciplina, l’esigenza di uscire diminuisce notevolmente: non c’è più la necessità di alzarsi, perché il “cambio d’aria” c’è già stato e quindi i tempi di attenzione si allungano.
Certo le differenze si vedranno sempre di più in seguito e con il passar del tempo. Molte delle aule, ancora, non hanno grandissimi strumenti e gli insegnanti stanno inventando elementi ad hoc per facilitare la didattica, anche attraverso stimoli non verbali che accolgono i ragazzi nella propria classe.
Ovviamente la scuola farà la sua parte acquistando altro materiale e sussidi didattici al fine di personalizzare ulteriormente le aule laboratorio.
"Quali sono stati i problemi organizzativi nel passaggio tra le classi normali e quelle senza aula? "
"Il primo problema organizzativo è stato quello di trovare un modo per fare l'orario di servizio dei docenti, normalmente viene fatto sul docente (nel senso che l'orario viene fatto sulla professoressa Candido, Palomba, Mantua ecc.), adesso l’orario viene fatto sull'aula e non sul professore. Questa cosa sembra una banalità, ma non lo è.
Il secondo problema organizzativo è stato quello di realizzare un regolamento d'Istituto e di pianificare meglio gli spostamenti, in modo tale, che gli alunni facessero meno movimenti possibili, soprattutto nella sede centrale, dove vi sono padiglioni e piani diversi. Qui gli spostamenti sono più complessi.
Abbiamo dovuto curare anche l’organizzazione degli spostamenti dei diversamente abili. La piattaforma elevatrice ha permesso i passaggi di piano più semplici agli alunni con disagi motori.
Il problema, è più persistente, invece, per i ragazzi autistici che si affezionano e si abituano al loro ambiente di lavoro e si spostano con più difficoltà.
Diciamo che le criticità, sono state queste."
"Nota dei cambiamenti nei risultati? "
Spesso osservo gli alunni nei corridoi durante i cambi e mi sono accorta dei cambiamenti rispetto all'anno scorso! Noto maggiore positività in voi ragazzi e maggiore affezione al lavoro da parte dei docenti. Quando ero un’insegnante di scienze e avevo 9 classi, ogni qualvolta dovevo spostarmi con il mio materiale didattico lo facevo malvolentieri. Era faticoso!
Il fatto di avere una propria aula e abbellirla è una cosa fondamentalmente diversa. Quando hai la tua aula l’arricchisci come vuoi. Quando insegnavo avevo vari materiali didattici che conservavo a casa mia perché l'aula non era di mia proprietà.
In definitiva, penso che grazie al progetto classi senz’aula, il clima è diverso, gli alunni sono diventati più responsabili, più motivati e si sentono realmente parte integrante di un’unica comunità scolastica.'
Articolo e intervista a cura delle alunne Teresa De Cuio (2Bsu), Claudia Chiariello (2Bsu), Viviana Marinelli (2Csu) e Maria Matichecchia (2Csu)