Francesco Petrarca, in una delle sue più celebri poesie, comincia con questi versi: «Solo e pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti». Con queste parole descrive se stesso mentre, solo e pensieroso, a passo lento, si inoltra in un luogo deserto, facendo riferimento a due condizioni dell’uomo: la solitudine e l'essere immerso nei propri pensieri.
Ci si domanda se quanto scritto dal poeta resti attuale. La solitudine oggi è vista un po' come una malattia da cui rifuggire, ma che affligge quasi tutti; per questo evitiamo di pensarci troppo, in una società che a pensieri e riflessioni concede sempre meno spazio.
Non si sente più il bisogno di deserti campi, come li chiamava Petrarca, per il semplice fatto che di spazi vuoti ormai ce ne sono ovunque. Per un attimo di solitudine e tranquillità non occorre allontanarsi fisicamente da luoghi e persone: si potrebbe tranquillamente uscire a cena con gli amici, avere uno smartphone tra le mani ed essere comunque assenti.
Ogni giorno tutti si sentono disperatamente soli, ma non si pone fine a questa condizione immergendosi in una relazione sociale, bensì attraverso il tentativo di essere presenti sempre e ovunque mediante l’utilizzo dei social. Ma tremila amici su Facebook non rappresentano tremila amici nella vita reale, perché coloro che ci sono nel momento del bisogno si possono contare sulle dita di una mano. Siamo tutti, così, terribilmente soli, seppur circondati da una marea di persone, e continuiamo a fingere che non sia così.
Soli. Una parola, quattro lettere ed una triste verità. Ci hanno fatto credere che da soli si stia meglio, si soffra di meno e non si viva con la costante paura che le persone ti deludano, se ne vadano, ti feriscano.
La solitudine sembra quasi essere diventata una scelta, “sono single perché lo voglio”... o almeno così dicono in molti.
Lo psicologo statunitense Abraham Maslow, nella sua gerarchia dei bisogni, aveva inserito anche quello di relazionarsi agli altri. Che lo si voglia credere o meno, tutti abbiamo bisogno di qualcuno, soprattutto chi si ostina a credere di non aver bisogno di niente e nessuno.
Un neonato ha bisogno della sua mamma, o perlomeno di una donna che lo allatti, che lo culli, che si prenda cura di lui. Uno studente ha bisogno del proprio insegnante, che lo guidi, che lo consigli, lo aiuti nelle difficoltà e gli indichi come superarle.
Anche noi adolescenti, in questa fase della nostra vita, in cui ci crediamo invincibili e ribelli, abbiamo il costante bisogno di qualcuno. Che sia un amico con cui sfogarci o il nostro animale domestico piazzato sul divano, ad ascoltarci farfugliare mentre sfoghiamo le nostre pene nel pianto, poco importa.
Nessuno si salva da solo.
Quando torni a casa e ad attenderti non c’è nessuno, quando non ti cerca nessuno, come la chiami, libertà o solitudine?
Inoltre, non vi è più alcun nesso tra le due parole “solo" e "pensoso”, perché oggi siamo certo soli, ma privi di pensiero.
Non portiamo avanti una riflessione collettiva, un dibattito aperto, una discussione costruttiva, perché siamo tutti intenti ad isolarci, estraniandoci dalla realtà, credendo che ci faccia bene, e invece ci fa solo terribilmente male. Per porre fine a questa condizione bisognerebbe realizzare un cambiamento: dovremmo iniziare a "liberare" noi stessi e le nostre vite mediante pause e riflessioni, e smetterla di cercare, freneticamente, di riempire le nostre ore di cose inutili.
MARIANGELA LORUSSO - CLASSE 4^ C LES