"Non è normale che sia normale". Tra i tanti slogan e le tante frasi che stanno circolando in questi giorni online, la frase che resta nitida nella mia mente è questa. Un semplice giro di parole,ma che secondo me descrive a pieno questo fenomeno. Ritengo che parte delle colpe di questa presunta "normalità” sia da attribuire alla storia, che ha plasmato la concezione patriarcale, che ancora molti hanno, della donna.
Le donne sono da sempre ridotte ad una posizione marginale, e nonostante le lunghe battaglie condotte nel corso degli anni, sotto il punto di vista relazionale sembriamo sempre di più retrocedere. Perché se una donna non può liberamente uscire da una relazione che non la fa stare bene, quanto siamo andati avanti? Se una donna ha timore di uscire da sola o tornare a casa dopo certi orari, dov'è la parità che molti decantano? Cose che per gli uomini sono scontate, o addirittura trascurabili, ma che privano una donna della sua libertà personale. È diventato così normale il fatto che una donna debba limitarsi per poter vivere tranquillamente la sua quotidianità, che quando si permette di abbassare la guardia, quando compie l'atto scellerato di sentirsi libera, passa da vittima a complice di ciò che le succede. Ed è ancora più raccapricciante come numerose volte la frase “ te la sei cercata” o "sei stata tu a provocarlo” provengano da noi stesse donne. Cresciamo sentendoci ripetere delle raccomandazioni, che ci suggeriscono come vestirci, comportarci, quali luoghi frequentare e quali evitare, in quali orari uscire e in quali é meglio restare a casa. Ma queste raccomandazioni, che sembrano nascere con lo scopo di proteggerci, vengono utilizzate spesso per darci delle colpe e attribuirci responsabilità che non abbiamo. Perchè non è per la gonna che indossi se sei stata molestata, non è per il posto in cui eri ,né tantomeno per l'orario. Ci basta accendere il televisore per decolpevolizzarci: donne molestate in mezzi, negozi, luoghi pubblici… L’unico modo per azzerare il rischio di una donna di subire tutto ciò sarebbe, smettere di esistere. Non esistono colpe, concessioni o condizioni, una donna è sottoposta a violenza per il solo fatto di stare al mondo. Non credo esistano soluzioni in grado di cambiare radicalmente un fenomeno culturale che va avanti da quando ne abbiamo memoria, ma ritengo che molti passi avanti potrebbero essere fatti. Gioverebbe alla causa se a sensibilizzare su questo argomento fossero gli uomini, i quali invece il più delle volte ricoprono un ruolo di totale indifferenza o ancora peggio tendono a giustificarsi. La frase più comune: “Non siamo tutti uguali”, rendendosi ancora una volta protagonisti di una causa che non lede loro e che colpisce invece tutte noi donne, a partire da una molestia verbale alla fermata del bus fino al femminicidio. Perché è vero che “non tutti gli uomini” ma "tutte le donne".
Scalone Giada 4Bsu Liceo delle scienze umane :’Vittorino da Feltre’ di Taranto
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