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Le segnalazioni sono sempre più numerose: nel 2015 la sola Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ne ha ricevuto 200, e così nel 2016.
I cittadini che decidono di esporsi in prima persona, segnalando casi di corruzione e ruberie a danno della collettività credono nella legalità, ma nonostante questo non sono abbastanza protetti, né ricevono riconoscimenti dalle istituzioni che essi difendono, anzi spesso subiscono ripicche e vendette. Così moltissimi episodi di corruzione non vengono denunciati, perché chi ne è stato testimone ha paura per il proprio posto di lavoro o, alcune volte, per la sua stessa vita.
Nel 2013 nasce un’associazione denominata “Riparte il futuro” , guidata da un gruppo di giovani professionisti che vogliono creare qualcosa che non c’è: un’Italia senza corruzione, raccogliendo e sviluppando varie iniziative. Oggi i cittadini che aderiscono alle loro proposte sono circa 1.200.000. Fra le altre cose hanno presentato una petizione al Senato per la legge a difesa dei “whistleblower”. Essi sostengono che così come i “testimoni di giustizia” hanno contribuito a combattere le mafie, i whistleblower potrebbero frenare la corruzione.