IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Dal giorno otto Febbraio al sedici, cinque alunne del Liceo "San Benedetto" hanno realizzato, insieme ad altre trentacinque rappresentanti di altri istituti, l'esperienza del "Treno della memoria".

Durante la nostra visita ai luoghi della memoria abbiamo letto troppi numeri, ognuno di essi corrispondente ad atroci  sofferenze vissute da singoli individui ammutoliti dalla violenza. Sofferenze sia morali che fisiche, privazione d'identità e di qualsiasi libertà. .Infatti durante la visita al campo di Auschwitz1Birkenau', in Polonia, abbiamo fatto i conti con l'oggettivazione,con la strumentalizzazione dell'essere umano, ridotto ad un involucro di pelle per ossa stanche, che in qualche modo, in un'unica manifestazione di volontà ,è riuscito, a volte, a resistere al male del suo carnefice, per il quale non era più persona, ma strumento da sfruttare. I nazisti hanno violentato tanti popoli e illuso e mortificato il proprio. L''esperienza al campo ci porta ad affermare tutto questo. Ciò che si è presentato di fronte ai nostri occhi va oltre ogni orrore e immaginazione. Un sistema di campi di circa 42 kmq dove hanno trovato la morte almeno due milioni di esseri umani. Dei tre campi principali, Auschwitz 1, Birkenau e Auschwitz 3, in cui fu deportato Primo Levi, i nazisti in fuga riuscirono a far scomparire solo il terzo. Gli altri due, pur se parzialmente ricostruiti, restano a testimoniare cosa venne fatto per realizzare una criminale volontà politica. Auschwitz 1, in origine una caserma dell'esercito polacco, con i suoi edifici (''i blocchi'') in mattoni rossi e la sua camera a gas, con relativo forno crematorio, è tetro e orribile. E sconvolgente è la visita alle celle dove gli oppositori politici venivano lasciati morire di fame e di stenti: una morte atroce che rendeva quasi desiderabile la condanna a morte per fucilazione o impiccagione che a un certo numero di essi toccò. Ma è Birkenau, con il terribile e famoso edificio in legno che maggiormente fa sprofondare nell'angoscia il visitatore. Per realizzare questa ''fabbrica della morte'' quegli uomini esaltati e necrofili con il teschio sul braccio, hanno raso al suolo ben otto cittadine polacche e cacciato tutti i loro abitanti. Birkenau, nella sua immensità grigia, con le sue cinque camere a gas e i suoi cinque forni crematori (di questi impianti ora esistono le macerie, perché i nazisti prima dell'arrivo dei russi le bruciarono), è un cimitero a cielo aperto, dal quale non si possono che innalzare canti di orrore e morte. Puoi afferrare il braccio di un tuo caro ma resti solo, e il tempo non è mai passato: tutto è impregnato di ciò che è stato, e il fango a terra non lo puoi vedere che rosso. Abbiamo sperimentato di cosa l'essere umano è capace e abbiamo riflettuto sulla  criminalità politica dei totalitarismi. Lì vicino, una foresta di betulle accoglie le rovine di una camera a gas e di un forno crematorio. Ogni albero ha impresso in sé l'atrocità ed è testimone di crimini commessi dai nazionalsocialisti. Alla fine della guerra, mentre tanti, troppi assassini non pentiti riuscirono a sfuggire ad una giusta e meritata condanna, le vittime sfuggite alla morte hanno dovuto convivere con tante ferite spalancate nella loro psiche e anima, e con molteplici sensi di colpa per essere sopravvissuti. Alcune vittime hanno addirittura temuto di non essere credute. Non riesco a distinguere quale pena inflitta a quegli uomini è più grave, se la ''danza macabra'' a cui furono condannati o l'indifferenza in cui si è cercato di far sprofondare la loro storia. Io, insieme agli altri ragazzi del ''Treno della Memoria'', ho vissuto degli intensissimi momenti di vicinanza, ma anche altri di sofferenze condivise. Siamo cambiati radicalmente, e abbiamo scoperto cosa significa '' solidarietà umana''. Abbiamo acquisito coscienza di un'altra urgenza: quella di renderci consapevoli, con tutti i mezzi possibili e di comunicare agli altri le sensazioni e gli stati d' animo avvertiti durante e dopo l' esperienza. Noi, i ragazzi del Treno, abbiamo deciso di prenderci la responsabilità di continuare il racconto, con i sopravvissuti, con loro e dopo di loro. Ma affidarsi ai ricordi e alle emozioni non è sufficiente. Per provare a capire bisogna conoscere, e per questo ci siamo tuffati in questa esperienza che ci ha cambiato la vita.

''È avvenuto, quindi può accadere di nuovo; questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.'' ( Primo Levi)

Francesca Fumai, V BES Liceo ''San Benedetto'' - Conversano

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