Carlo Ridolfi è il coordinatore della “Rete di cooperazione educativa”di cui Mario Lodi ha posto le basi con il suo innovativo messaggio educativo e didattico. Insieme al preside Scardaccione, soprannominato Gegè, i due hanno introdotto e spiegato come Mario Lodi abbia cambiato la concezione di scuola, da una rigida a una molto più flessibile e “divertente”. L’incontro è stato organizzato dalla prof.ssa Rosalina Ammaturo, responsabile del “Gruppo Educhiamoci alla Pace”. Hanno partecipato tutte le classi III e V, indirizzo Scienze Umane, del Liceo Bianchi Dottula di Bari, a conclusione delle attività di Alternanza Scuola-Lavoro svolte durante l’anno scolastico 2015/16.
La frase iniziale con cui è iniziato l’incontro, spiega quanto la scuola dell’inizio ‘900, frequentata da Lodi, fosse pesante, punitiva e troppo rigida sia per gli studenti che per i professori. “Tutti gli studenti vogliono scappare dalla pesantezza della scuola, proprio come fece Giulietta scappando dalle regole della sua famiglia per amore” ha detto il prof. Ridolfi.
Lo stesso Ridolfi, raccontando come incontrò il grande pedagogista Mario Lodi, ne ha descritto la vita. Nato nel 1922, frequentò una scuola molto rigida, diventando in seguito maestro. Raccontava come, guardando fuori dalla finestra un gruppo di bambini che giocavano allegramente e confrontando l’atteggiamento triste e malinconico che gli stessi avevano all’interno della classe, avesse deciso di cambiare l’atteggiamento del maestro di fronte agli alunni.
Per tutta la vita Mario Lodi cambiò il modo di osservare il bambino, passando dal maestro “incatenato” alla cattedra, al maestro che, guardando fuori dalla finestra un gatto su un tetto, creava nuove storie e libri, come Cippì.
Lo stesso Mario, quando lo definivano una persona “irripetibile”, rispondeva che, in realtà, non aveva cambiato nulla e che la figura del maestro da lui proposta avrebbe dovuto essere ripetuta in ogni scuola.
La pedagogia di Lodi “partiva dal bambino”, senza avere un caso generale di riferimento “perché l’educazione inizia con la nascita e finisce solo con la morte”.
L’incontro, seguito con interesse da tutti gli studenti, ha dato molti spunti di riflessione, ma anche molte certezze riguardo al futuro della professione di maestro.
Il preside Scardaccione è intervenuto citando tre parole chiave che riassumono il pensiero del pedagogista Mario Lodi: Creatività, Cooperazione, Libera espressione, e tre parole da bandire nella professione di maestro: minaccia, ricatto, punizione.
Ha infine concluso l’incontro sottolineando come la figura del maestro proposta da Mario Lodi sia ancora oggi attuale e considerata modello di riferimento, ribadendo la necessità di costruire un cittadino che non sia di proprietà di qualcuno ma che sia in grado di prendere le proprie decisioni in autonomia.
L’incontro ha appassionato tutti i partecipanti che, avendo lavorato nell’ultimo anno “sul campo”, hanno potuto immaginarsi nelle parole di Carlo Lodi.