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Franco Di Mare (Napoli, 1955) è uno dei grandi nomi del giornalismo italiano, inviato in zone di guerra (Bosnia, Afghanistan), conduttore televisivo e, negli ultimi anni, scrittore e sceneggiatore di successo.

Nel dicembre 2015, esce per Rizzoli "Il teorema del babà". Articolato in diciassette capitoli, con un prologo Ricette e regole e un epilogo Ricetta di Procolo e Rosa, tre digressioni che cadono ogni quattro capitoli, il romanzo presenta un'architettura congegnata e bilanciata, frutto di una innegabile capacità di tenere con maestria i fili della narrazione. La vicenda si svolge a Bauci, un suggestivo e fittizio paesino della Costiera Amalfitana, e si articola nell'arco temporale di un mese e mezzo. La tranquilla vita di Procolo Jovine, titolare del ristorante tradizionale "Da Liborio", affiancato dalla fedele moglie Rosa, viene stravolta dall' inaspettato arrivo di Jacopo Taddei, famoso e pluristellato chef televisivo, che apre proprio di fronte al locale di Procolo, l’ “Experience-sapori e variazioni di cucina molecolare”. Dopo una lotta all'”ultimo piatto”,i due protagonisti comprendono che ogni tradizione è frutto di un'innovazione, per cui consuetudine e sperimentazione possono e devono coesistere e intrecciarsi. Il teorema del babà può leggersi come un saggio di varia umanità, in cui ruota una girandola di personaggi minori che incarnano vizi comuni e misere virtù: la curiosità della Perpetua del prete del paese, la pedante vanità del professore, la meschinità del politico voltagabbana che non può mettersi contro i potenti e la Chiesa in prossimità delle elezioni, la chiusura mentale verso lo straniero che contraddistingue tutti gli abitanti del centro. Fondamentale nel romanzo è la riflessione sulla relazione tra cibo ed amore. L’opera, pertanto, si propone come un ricettario e un manualetto di ars amandi: sia in cucina che nella vita coniugale -sostiene l’autore- c'è bisogno di passione, pazienza, cura.

Di Mare contamina e rimescola modelli diversi, stranieri e nostrani. Strizza l’occhio alla grande narrativa sudamericana di Jorge Amado (da lui intervistato qualche anno fa) e di Gabriel Garcia Marquez nella descrizione trasognata di spazi e personaggi e nella scelta stilistica di porre all’ incipit di ogni capitolo una didascalia, nel valore simbolico di Bauci (dotto richiamo a Le città invisibili di Calvino), come microcosmo in cui si riflette l’universo-mondo. Nei dialoghi, inghirlandati da battute in vernacolo, forte è l’influenza della mimesi realistica del conterraneo Eduardo. Egli dissemina la narrazione di riferimenti storici o antiquari. Tali spunti, lungi dall'essere mero sfoggio di erudizione, proprio perché utilizzati per commentare situazioni, usi e costumi della vita quotidiana o per stigmatizzare le miserie dei comportamenti umani, costituiscono un contraltare ironico con cui l'autore relativizza le azioni più che banali dei suoi personaggi.

Il linguaggio è plastico e mimetico, la prosa piana è interpuntata da espressioni gergali, diavullil, friarelli, ciuciuliare, un efficace verbo onomatopeico usato per descrivere il cicalare delle donne quando si confidano tra loro; inframmezzata da proverbi campani cammina dritt in miezz a via, m’ha imparat a campà ( il fulcro del credo ideologico di Procolo), da motti africani, come quelli del prete senegalese don Balo la pelle di leopardo è bella ma il suo cuore è cattivo, un invito a non lasciarsi sedurre dalle belle apparenze anzi a temerle; e da citazioni latine tratte da Catone o da Seneca.
Il testo presenta varie metafore e allegorie dalle quali è possibile, con una riflessione più approfondita, ricavare importanti insegnamenti di vita. L’autore commenta, nella conclusione dell’opera: “I profitérole sono il solo dolce cremoso al mondo che è fatto di tanti singoli elementi completi e indipendenti l’uno dall’altro e tuttavia ciascuno di loro è parte integrante di un progetto più grande. […] Quello che state ammirando è anche l’unico dolce che non ha bisogno di uno stampo né di una forma. Spetta a voi, infatti, la responsabilità di decidere quale aspetto fargli assumere. Ancora grezzo nelle vostre mani, avrà il volto che saprete dargli, usando fantasia, passione e amore. Come la vita.”

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