Attraverso la “rottura della quarta parete” il giornalista televisivo ha instaurato un rapporto inter pares con il suo pubblico garantendo così un clima sereno e un’acquisizione di conoscenze giornalistiche in modo attivo e stimolante. La sua passione per il giornalismo, nata tra i banchi di scuola e poi coltivata nel tempo, gli ha permesso di spiegare e di delineare in modo analitico tutto ciò che concerne la sua professione saziando con le sue risposte la nostra curiositas. Un bravo giornalista televisivo dovrebbe avere coscienza dell’incapacità di poter assumere uno sguardo oggettivo nei confronti della notizia di cronaca che sta trasmettendo e, per questo, dovrebbe essere il più chiaro possibile nel far intendere che questo è solo il suo pensiero in modo da indurre noi società a sviluppare il senso critico. Un uomo che si mescola al popolo per aiutarlo nella ricerca della Verita è sempre un personaggio scomodo,e come tale, qualunque sia la forma di giornalismo che si tratti, ha l’obbligo di insegnare a discernere e a distinguere le continue informazioni che costantemente ci bombardano nella nostra quotidianità. Cerchiamo di combattere questa nostra assuefazione all’acquisizione inconscia e automatica di notizie che ci giungono da ogni dove, impariamo a non cadere con facilità nella trappola di credere che ogni cosa che leggiamo e vediamo è certezza perché oggi, a differenza del giornalismo di un tempo, tutti siamo artefici della trasmissione di informazioni e non c’è il tempo che uno scoop sorga che questo già è stato condiviso su ogni tipo si social network. Ciò che assume importanza non è quindi la quantità bensì la qualità delle notizie che ci pervengono. Abbattiamo l’idea che il giornalismo giusto e onesto, che con la sua azione da macchina da guerra ogni giorno si confronta con il pericolo e con l’ignoranza, sia non funzionale alla società, perché da sempre il più grande dei mali è la non conoscenza e, solo attraverso una vera apertura della nostra mente, potremo raggiungere la consapevolezza di quanta utilità c’è in quell’utile oggi purtroppo considerato da tutti inutile.
Valeria Pasquarelli V D Scienze Umane Liceo "F. De Sanctis" - Trani