Il 23 febbraio 2017, le classi VAU e VBE del liceo “G. Bianchi Dottula” di Bari hanno partecipato all’evento “Il dovere di sapere. Il dovere di ricordare” che si è tenuto presso l’I.T.C. “Lenoci” della stessa città. Il principale obiettivo dell’organizzatore SPI CGIL è stato quello di ripercorrere le sofferte tappe della Shoah e imprimere un messaggio fondamentale nei giovani: “L’importanza di non dimenticare il passato e, soprattutto, l’importanza di non essere inerti dinanzi alle questioni che ci capitano ogni giorno”. Sono intervenuti rappresentanti politici dell’amministrazione comunale, il dirigente scolastico dell’Istituto Cataldo Olivieri, il dirigente dell’Ufficio Scolastico Giuseppina Lotito, il referente Anpi Pasquale Martino, il referente dell’associazione “Deina” Davide Toso, gli studenti Ilaria De Nicolò, Arianna Antelmi e Alessandro Castellana, la segretaria SPI Cgil Puglia Filomena Principale, la segretaria generale Cgil Bari Gigia Bucci, la segretaria generale SPI Cgil Bari Maria Antonelli. In particolare, lo storico Vito Antonio Leuzzi dell’Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea(Ipsaic) e il Segretario Generale Nazionale dello SPI CGIL Ivan Pedretti hanno sottolineato come l’esercizio della memoria serva per l’impegno quotidiano, poiché ogni giorno si verificano gravi episodi di matrice razziale legati agli stranieri ma anche alle donne, che per anni hanno lottato per i propri diritti.
L’incontro ha insegnato che nonostante siano passati ormai anni da quella brutalità, la possibilità di un ritorno a quello che ormai crediamo “superato” è sempre terribilmente vicina. È quindi compito anche della scuola aiutare lo sviluppo della democrazia e della civiltà, affinché ci siano il rispetto e l’accettazione di culture, religioni, stili di vita e credenze diverse. L’integrazione deve essere un momento di avvicinamento tra etnie differenti, un incontro di crescita e di maggior sapere che permetta ai giovani (e non solo) di rendersi conto di quanto sia necessario ricordare il passato, poiché senza quest’ultimo non è possibile vivere il presente in maniera consapevole e tantomeno poter costruire un futuro.
Ha colpito la platea, composta da alunni e docenti, la storia di Alberto Mieli, sopravvissuto alla tragedia dell’olocausto che, nonostante il forte sgomento che tale esperienza ha provocato in lui, ha avuto il coraggio e la forza di denunciare le ingiustizie subite da leggi prive di criterio morale in un libro scritto con la collaborazione di sua nipote Ester Mieli. La sua testimonianza è una delle tante che forse a parole è impossibile “raccontare” pienamente.
Milioni sono le persone che hanno sofferto in silenzio e sopportato atrocità ingiuste. Tra questi è stato ricordato anche l’allenatore ungherese Arpad Weisz, rinnegato dal suo pubblico (nonostante le vittorie) perché ebreo e la storia di Jan, prigioniero conosciuto col numero “1010” che venne incaricato di forgiare la nota scritta “Arbeit macht frei”, posta all’ingresso del campo di Auschwitz. Jan saldò la lettera “B” capovolta per esprimere il dissenso nei confronti di un sistema politico folle, ma non solo: espresse con quel suo gesto l’importanza del senso critico e del dissentire.
Ilaria Meo VBE – Liceo “G. Bianchi Dottula” - Bari