Il giorno 24 marzo nella classe quarta del Liceo Economico Sociale Ettore Carafa, il professore e, soprattutto, artista Raffaele Di Gioia, ha tenuto una lezione singolare sul significato autentico di arte.
Partendo da un'infarinatura delle arti del 500, già apprese attraverso il preventivo studio, si è arrivati a guardare le opere con uno sguardo più attuale e innovativo.
L' “Annunciazione” di Leonardo Da Vinci, per esempio, è stata da molti esperti definita come un'opera imprecisa; Leonardo, invece, aveva sin dal ‘500 accennato l'anamorfosi, un effetto di illusione ottica per cui un’immagine viene proiettata sul piano in modo distorto affinché sia possibile percepirla solo da un punto di vista privilegiato, che non sia necessariamente quello frontale. L'anamorfosi viene utilizzata per la prima volta in chiave simbolica negli “Ambasciatori” di Hans Holbein in cui il teschio che è l’oggetto distorto allude al trionfo finale della morte su tutte le attività umane.
Sin dai tempi dell’Accademia, il prof. Di Gioia racconta di essere stato affascinato dall'estetica del brutto perché afferma ‘il perturbante non è solo paura ma è anche sorpresa'. La tecnica più ricorrente nei suoi lavori è la cartapesta e non è un caso: ‘posso esprimere la precarietà del bambino attraverso la precarietà della carta’, così spiega il nostro bizzarro artista, ‘ sono molto vicino al mondo dei bambini perché mi ci rivedo per il pensiero pulito e creativo'.
Ed è proprio con una lezione pulita e creativa, infatti, che Raffaele Di Gioia ha permesso ad ognuno di noi di guardare da più punti di vista l'arte e la vita. Il professore porta avanti da diversi anni una ricerca, rivelatasi poi una protesta, a favore dei bambini con infanzia negata. Le sculture del nostro artista sono figure precarie e delicate, infatti sono completamente vuote all'interno, proprio a simboleggiare la precarietà e la tenerezza della vita dei bambini. ‘È più difficile togliere che mettere' giustifica così la volontà di voler rappresentare i bambini sempre con qualche parte del corpo mancante, un processo di castrazione artistica che invita lo spettatore a vedere ciò che manca.
Il professore, inoltre, ha spiegato l'arte con un acronimo: amore, ricerca, tecnica ed esperienza. Questi sono gli elementi che sono venuti fuori durante la lezione: l’incessante ricerca di ciò che è nuovo e inconsueto, la tecnica molto centrata su luci e ombre e l'utilizzo di materiali non casuali, il tutto arricchito dalla nota esperienza dell'artista.
L'amore che si traspira dagli occhi è l'amore per ciò che si fa, amore per l'arte: ‘L'arte scatena emozioni, è aggregazione. L'arte è come l'amore, si fa!’. Seppur complesso parlarne, Raffaele Di Gioia si è espresso così.
Pablo Picasso diceva “Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi”. Raffaele, proprio attraverso le sue opere, cerca di preservare la magia di un mondo che crescendo viene sempre più dimenticato. Insegnando infatti, cerca di far capire che ognuno di noi può trovare la sua arte, questa sta nell'idea!
Il potere dell'arte è proprio quello di ricordarci che siamo tutti dei sognatori e ognuno di noi può fare dell'arte. Raffaele ha voluto, così, trasmettere un forte messaggio: credere in quello che si fa, credere che tutto sia possibile e creare qualcosa, trovando la propria strada.
‘Voglio liberarmi dalla schiavitù del tempo; lo faccio creando qualcosa, nella speranza che duri in eterno'
Alessandra Guadagno 4 AL Liceo Economico Sociale "Ettore Carafa" Andria