Forse è questa la motivazione che ha fatto cadere -in maniera congiunta docenti e allievi- la loro scelta su argomenti che coinvolgevano in modo specifico la sfera psichica del nostro “essere”. Sono stati trattati dalla coordinatrice prof.ssa Maria Antonietta Palomba con la collaborazione dei professori Leone, Ciquera, Ronzone e della dott. Bruni, approfondimenti relativi ai temi:
- L’amore in tutte le sue forme fino all’amore rubato;
- Dalla bellezza come apparenza all’autenticità dell’Essere;
- Dal dolore alla rinascita.
Hanno partecipato a questo percorso didattico le classi terze dell’indirizzo Economico-sociale e delle Scienze umane. L’iter didattico si è concluso con un incontro-dibattito nei giardini dell’istituto, in una cornice dall’ambiente quasi peripatetico, su un tema molto delicato ”Il dolore”.
Il discorso sul dolore è partito dall’idea di un trauma subìto, senza alcuna speranza immediata di rimozione, e dalla consapevolezza che davanti ad esso si è completamente soli; in quanto il dolore è proprio e non si può dividere con nessuno, al di là di qualsiasi tipo di consolazione o di vicinanza. L’avvertimento della sofferenza è personale, per questo motivo l’altro non potrà mai identificarsi con il dolore altrui né con la sua rielaborazione.
Davanti all’esperienza del dolore che annienta, bisogna inizialmente arrendersi, è un evento che sovrasta, che ti investe in maniera fulminea, senza lasciare via di scampo e con la consapevolezza che essendo così immenso, se ci si oppone può anche distruggere. Ne consegue che la prima reazione è il rifiuto, l’ alternativa immediata è non accettarlo, perché l’intelletto non sente ragioni, ma farti vincere da esso per non soccombere .
Il dibattito portato avanti con grande competenza, ha evidenziato che l’argomento è stato ampiamente trattato, in quanto tristemente noto. La maggior parte delle discipline, dalla letteratura all’arte , dalla filosofia alla psicologia, si sono occupate del tema, conosciuto protagonista di tutta la storia umana. Si è parlato della diversità della dimensione del dolore, analizzato nelle sue forme più svariate, il dolore fisico, la sofferenza per incompatibilità nell’ambiente familiare o nell’amicizia; il dolore come allontanamento, come separazione, come perdita. Il primo problema che emerge è proprio l’incapacità di dare voce al dolore, in quanto le parole non sono in grado di descrivere o rendere realmente sul piano pratico ciò che si prova. Il linguaggio diventa altro, perché incapace di esprimere la sostanza del malessere provato.
Il sentimento di solitudine e di singolarità di fronte al male si dilata e non lascia spazio a nessuna speranza per ciò che rimane del futuro, che diventa momentaneamente precluso, come accesso alla progettualità propria della vita. In tal senso ci si pone , quindi , solo in uno stato di attesa, attesa che il tempo scorra; attesa della consumazione del tempo, attesa della fine. Paradossalmente, però, proprio la temporalità e lo stesso tempo si inseriscono tra le vie di liberazione dal dolore, poiché vita e tempo sono necessariamente congiunti e proprio l’esistenza con il suo slancio vitale, comincia a decidere per noi giorno dopo giorno. La vita torna a organizzare la nostra quotidianità, le numerose attività che impongono di vivere. La risalita è segnata dalla trasformazione del dolore , che non si allontana , non ci lascia mai, ma ci è accanto passo dopo passo come un inseparabile compagno nel viaggio della vita.
Maria Lucia Rasulo - Liceo Vittorino da Feltre, Taranto