Mercoledì 5 Aprile il mio professore di religione ha organizzato una visita al museo Ebraico e alla moschea di Lecce. A cosa è servito? Considerando la bella esperienza molte sono state le cose che mi hanno colpito e che, probabilmente, ricorderò per il resto della mia vita. Iniziamo con ordine: il museo ebraico è stato interessantissimo. Scoprire che in passato questa religione, con il suo bagaglio di valori e tradizioni antichissime, abbia animato, e “abitato” nella mia città è stato piacevole ma anche triste allo stesso tempo. Piacevole perché mi ha fatto sentire più “ricca”, culturalmente parlando, di una storia millenaria; triste nello scoprire quanto queste persone abbiano dovuto soffrire a causa di stupidi pregiudizi che spinsero i miei concittadini, verso la fine del 1400, a cacciarli dalla città al grido: “Si convertano o muoiano”. E’ stato bello comunque scoprire, a fine percorso, quanto questa “triste piega” della storia locale sia stata riscattata dalla profonda generosità che animò i leccesi quando, alla fine della seconda guerra mondiale, aprirono cuore e case per accogliere gli ebrei liberati dai campi di sterminio nazisti. Proprio vero! Ma ciò che più mi ha segnato in questa uscita è stato certamente l’incontro con l’Imam della moschea di Lecce: il dott. Saifeddine Maaroufi. Siamo stati accolti con entusiasmo e nel luogo di culto che, lentamente, sta prendendo forma nella immediata periferia di Lecce, nel quartiere san Pio X. E’ stato bello entrare pienamente nella loro cultura quando, dopo aver tolto le scarpe, siamo state invitate ad entrare nella moschea. E’ qui che ha preso forma la nostra chiacchierata informale con l’Imam che ci ha fatto capire quanto per loro sia importante seguire e rispettare rigorosamente i 5 pilastr dell'Islami: la professione di fede in Allah, unico Dio e in Maometto suo profeta, l’elemosina in aiuto dei più poveri, la preghiera ripetuta cinque volte al giorno, il digiuno dall’alba al tramonto durante il mese di Ramadàn e il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. Nella nostra chiacchierata non sono mancate ovviamente le domande sul terrorismo di matrice islamica che in questo periodo sta destabilizzando l’intera società. Ed è stato in questo momento che ho capito quanto, i veri musulmani, stiano soffrendo. L’Imam, con un volto teso dalla rabbia verso questi gesti insensati, si è dissociato da questi individui che ha definito solo terroristi e che non fanno altro che arrecare danno all’islam. Era palese il suo dispiacere nel constatare che la conseguenza di questo comportamento in realtà ricadono proprio su di loro, non più liberi di pregare in luoghi pubblici per non spaventare o creare disordini, nell’essere guardati male per strada visti come i cattivi della situazione. Noi, ammalati di conformismo, spesso facciamo di tutta l’erba un fascio e sempre più spesso dire musulmano significa, ingiustamente, dire terrorista!
<p><p><p>Benedetta Nocetti IICU Liceo Pietro Siciliani - Lecce</p>"</p>"</p>"</p>"</p>"</p>"