L' incontro dal titolo “Questo non è amore” è nato per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi della violenza di genere e accogliere ed aiutare le persone vittime di tali comportamenti. Tutto questo è riferito a chi si trova nella condizione di voler denunciare comportamenti violenti. Inizialmente un ufficiale della polizia di stato ha illustrato le principali modalità per uscire dalla violenza, tra cui parlarne con qualcuno, che sia un amico, un parente oppure uno psicologo. Infatti è un aiuto per chi si trova in situazioni del genere, per non peggiorare la situazione della vittima, che deve essere aiutata e parlare con chi ritiene più affidabile. Successivamente ci sono stati mostrati tre video che ci hanno fatto riflettere: il primo video parlava di una ragazza che continuava a ricevere messaggi e telefonate dal proprio ragazzo. Il video illustrava cosa fare, nel caso che il ragazzo aspetti sotto casa. La cosa consigliata da fare in questo caso è chiamare la polizia e mai scendere da sola, perchè ogni scusa è buona per compiere un reato. Il secondo video ci ha mostrato un’altra ragazza, violentata che denunciava il reato dicendo al poliziotto che il proprio padre le aveva tolto tutti i suoi sogni, le carezze, le parole dolci e l’amore. Questo video voleva farci capire che la ragazza fosse traumatizzata e spaventata per l’episodio vissuto. Durante la denuncia si sentiva capita e compresa da chi la ascoltava, infatti il poliziotto dopo aver scritto la denuncia, nonostante la ragazza fosse troppo agitata, ha dimostrato di aver capito tutto. Il terzo video mostrava infine di un’ intervista fatta a quattro bambini. L’intervistatore mostra una bambina e dice di accarezzarla e baciarla e tutti sembrano contenti, ma quando l’intervistatore dice di darle uno schiaffo, tutti i bambini rifiutano: “non si alzano le mani alle donne” dice un bambino all’intervistatore. Tutto questo dimostra la loro educazione, perchè a volte è anche merito dei propri genitori, oppure il comportamento è dovuto al fatto che hanno avuto esperienze del genere in modo indiretto e non vogliono fare lo stesso sbaglio del genitore. Quì si capisce la maturità dei bambini in questo ambito, a volte sono i bambini che devono insegnare ai genitori e non il contrario. E ‘ stato interessante anche parlare delle nostre esperienze dirette e indirette e commentarle con delle riflessioni e indicazioni: “Se ti ricatta, se ti segue, se pretende amore o sesso quando tu non vuoi, se ti spinge e schiaffeggia, se ti umilia, se ti isola, se ti intimidisce, se ti chiude in una stanza, se minaccia te e i tuoi figli, se ti offende, se ti zittisce, se ti controlla, se ti fa del male fisico, se minaccia la tua libertà, se ti telefona di continuo per insultarti QUESTO NON È AMORE”. Sono stata molto colpita da quanto ascoltato e visto e, spero che brutte storie di violenza non mi capitino mai o perlomeno eviterò con tutte le mie forze che un amore malato mi faccia tanto male, perché se così fosse “questo non è amore.!”
Catiana Vilella 4BE Liceo G. Bianchi Dottula Bari