IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

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Il giorno 24 ottobre, noi del Liceo G. Bianchi Dottula di Bari, abbiamo avuto l’onore di avere come ospite il famoso attore Fortunato Cerlino, il quale ha scritto il romanzo autobiografico “Se vuoi vivere felice”. L’evento è iniziato con l’esposizione della biografia di Cerlino, da parte di un’alunna di III AU e con la visione del Power Point (elaborato dalla classe stessa), che sintetizzava lo stile e i personaggi (primari e secondari) del romanzo. La prof.ssa Pignataro, organizzatrice di questo evento, ha rilevato, nel romanzo di Cerlino, la struttura legata alla tradizione italiana con riferimento ai temi della memoria e dell’amicizia. Al termine del Power Point, la prof.ssa Pignataro ha letto la poesia: “Se vuoi vivere felice” scritta da un’alunna.
L’Autore è rimasto molto colpito, perché la poesia esprime il percorso in cui si ritrova perfettamente: il percorso di un adulto che da piccolo voleva distinguersi e fuggire da un quartiere degradato, diventando un uomo libero.
Per l’Autore, il viaggio interiore è stato un bisogno fondamentale per capire il proprio Io, dato importante per il futuro. Secondo l’Autore ognuno di noi deve avere un “rapporto con il silenzio delle parole” che ci servirà per capire chi siamo e quale caratteristica ci distingue dagli altri. Però ciò lo si può capire solo se non cadiamo “nella tentazione della confusione, che è un business”. L’Autore ha affermato che i suoi genitori hanno arricchito il suo bagaglio di vita perché il padre gli ha insegnato a guadagnarsi da vivere lavorando, mentre la madre lo ha guidato con un insegnamento morale che ha avuto per lui una grande importanza. Un protagonista di cui ha parlato l’Autore è stato “O’lion”, il quale è riuscito ad allontanarsi dall’ambiente malavitoso della periferia, mentre altri suoi ex amici o conoscenti ne sono rimasti catturati.
Alla domanda su cosa siano stati per lui gli anni ’80, l’Autore ha risposto che in quegli anni nasceva la povertà, non legata alla miseria: prima degli anni ’80 si era poveri se non si aveva il pane. Ora chi “si sente povero” è colui che non ha uno smartphone o un paio di scarpe di marca e di conseguenza si sente infelice, ma in realtà non è la ricchezza l'oggetto della felicità. “Tutto ciò che ci può rendere felice è gratis” ha concluso.
Katiana Vilella VBe Liceo Bianchi Dottula - Bari

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