L’Italia intervenne nel primo conflitto mondiale nel 1915. I più grandi sostenitori della sua entrata in guerra, gli "interventisti", furono gli esponenti delle avanguardie artistiche come i Futuristi, il cui fondatore Marinetti scrisse: "La guerra attuale è il più bel poema futurista apparso fin ora: il futurismo segna appunto l’irrompere della guerra nell’arte". Egli vide nella guerra un antidoto al processo di disgregazione sociale, un modo per guarire una nazione dagli sprechi materialistici. L'appoggio alla guerra derivava da una visione ottimistica che aveva fede nel progresso tecnologico e nel dinamismo della vita. Eppure questo movimento, rappresentato da Casavola, De Pero, Balla, Boccioni, Carrà, fu molto innovativo, perché esplorò tutti i linguaggi espressivi, passando dalla pittura alla scultura, dalla letteratura (poesia e teatro) alla musica, dall'architettura alla danza, dalla fotografia al cinema e persino alla gastronomia. Nel campo pittorico e musicale i Futuristi inventarono il design e i gingles pubblicitari. La guerra fu per loro una grande esperienza di vita e fonte di ispirazione. Durante la grande guerra la fotografia assunse grande importanza a fini strategici e propagandistici. Molti soldati portarono con sé una macchina fotografica (ciò ha permesso di avere diverse testimonianze circa la vita al fronte). Nacque così il fotogiornalismo e parecchi furono i reporter inviati sui campi di battaglia per documentare l’evolversi delle battaglie. La guerra fu anche soggetto preferito per i nuovi film dell’industria cinematografica italiana. Si comprese infatti che attraverso le proiezioni si sarebbero potuti diffondere il concetto di solidarietà ed il sostegno alla causa italiana. Nei film, il soldato italiano, a differenza di quello straniero, doveva essere presentato come galantuomo che non tormenta i suoi prigionieri. Fra tutti i generi artistici, il cinema fu la forma artistica che influenzò maggiormente il modo in cui la guerra venne poi concepita negli anni successivi. Le macchine fotografiche furono ammesse al fronte mesi dopo l’inizio del conflitto e con precise restrizioni; nacque così il cinema-documentario. Nei documentari, oltre a evidenziare l’aspetto ufficiale della guerra, si diede importanza all’aspetto umano. Durante il conflitto non vi furono, se non negli Stati Uniti, film pacifisti contrari alla guerra. Solo al termine della stessa cominciarono a circolare film di condanna per le inutili stragi di milioni di giovani soldati. Anche la poesia visse una sua grande stagione con un grande poeta, Giuseppe Ungaretti, il quale affermò di essere diventato un personaggio importante proprio grazie all’esperienza di trincea. Compose con le sue prime due raccolte di liriche “ Il porto sepolto “ e “ Allegria di naufragi “ veri e propri diari di guerra poetici.
Un altro poeta importante vissuto ai tempi della grande guerra fu Gabriele D’Annunzio, che si schierò immediatamente a favore della guerra, condusse numerose azioni sui cieli del fronte italo-austriaco e organizzò una sensazionale azione propagandistica. Nel dopoguerra il poeta propose il rinnovamento della classe dirigente in Italia e insistette sul tema della “vittoria mutilata”. Nonostante il dolore, la morte e l'orrore, la guerra offrì, comunque, nuovi stimoli che rinnovarono i linguaggi artistici, dando nuovi significati, prima sconosciuti.
Scritto da Sabino Brescia, Antonella Calia, Lucia Saracino e Silvia Scarasciulli.