IL GIORNALE ONLINE DEGLI STUDENTI DEI LICEI ECONOMICO-SOCIALI PUGLIESI

Molto spesso si parla della guerra come un qualcosa che non riguarda gli uomini con le loro emozioni, paure e sentimenti. Ci si interroga sempre su come, perché e quando è accaduta, ma mai su quali sono state le conseguenze psicologiche a cui ha portato. Durante la prima guerra mondiale, oltre alle migliaia di morti e feriti sul campo, ci furono anche una serie di soldati che manifestarono una malattia mentale conosciuta come "shellshock", o shock da combattimento. Poichè, più che malati veri, parevano astuti simulatori, gli psichiatri applicarono su di loro metodologie sbrigative, quali scariche elettriche, ordini urlati, isolamento, restrizioni alimentari, col preciso intento di rispedire i soldati al fronte nel minor tempo possibile, senza soffermarsi sulla complessità del problema. scemi di guerra 2In un'ottica militaresca, il nevrotico era trattato alla stregua di un vigliacco che sfuggiva dai suoi doveri di cittadino. Lo scopo di queste cure d'urto disumane era quindi quello di costringere il malato ad abbandonare la sua infermità, che gli aveva garantito l’allontanamento dal fronte, inducendogli una paura ancora peggiore: l'elettroshock. Spesso gli uomini colpiti da paralisi, amnesie, tremori, furono definiti popolarmente “scemi di guerra”. schemi di guerra 3La guerra condizionò pesantemente anche la psicologia delle famiglie dell’epoca, che vivevano nella paura di attacchi fulminei, provenienti da bombardamenti aerei e non solo. Costante, quindi, era la convivenza con la paura della morte. Dalla lettura delle lettere inviate a casa dai soldati e dei loro taccuini personali, è emersa, spesso, la considerazione che alla fine della guerra le persone non sarebbero state più le stesse. La molteplicità di lettere scambiate tra i soldati e i loro cari, inoltre, evidenzia il bisogno costante di rimanere in contatto con l’ambiente familiare e il paese d’origine: "Scrivimi spesso e a lungo per farmi distrarre" (25 giugno 1947); "Mi pare che ormai un grande varco mi separa da quel tempo (dalla giovinezza n.dr.); è una nebulosa al pensier mio. E non tornerà più quella primavera scapigliata, quella giovinezza di palpito." (13 ottobre 1917).

 

COSA SONO LE NEVROSI DA GUERRA?

Ma cosa sono esattamente queste patologie psichiatriche? Secondo S. Freud sono nevrosi traumatiche, facilitate da un conflitto preesistente nell’Io. Nella condizione traumatica della guerra, l’Io avverte un pericolo per se stesso, provocato da un nuovo Io, quello bellicoso del soldato, che lo pone di fronte alla morte. Da questo nemico interiore si difende, rifugiandosi in una condizione di sofferenza psichica di panico costante. I disturbi psicopatologici si manifestano normalmente in concomitanza col combattimento. Essi possono comparire sia all'inizio del conflitto, quando la tensione accumulata durante l'attesa diventa intollerabile, sia mentre il conflitto è nel suo pieno svolgimento. Di grande importanza in questo senso è il ruolo dell'accumularsi delle emozioni, che in alcuni casi particolari può spiegare la comparsa ritardata di certe reazioni: il tempo di latenza può durare mesi o anni, a seconda delle modalità traumatiche.
Emilio Lussu, in "Un anno sull’altopiano" scrive: "Anch'io sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire. A tratti, sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica, come l'acqua agitata nella bottiglia", e ancora, "Se la realtà è folle, ad alcuni la follia pare l’unica via di fuga".

Scritto da: Alessia Bellino, Ylenia Monno, Rossana Ladisa.

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